I Ponti romani
Roma fu costruita nell'unico punto in cui era possibile unire con un ponte (il Ponte Fabricio) le due sponde del basso Tevere, e da qui dominava tutto il traffico fra l'Etruria e l'Italia meridionale. I romani eccellevano nella costruzione di ponti, e il loro sommo sacerdote, che assumeva il titolo di pontifex maximus, aveva la valenza di capomastro della costruzione dei ponti. Gli Etruschi furono i primi in Europa a realizzare ponti in muratura con grandi massi a secco; i Romani derivarono la loro tecnica dagli Etruschi ma ne divennero in breve i più grandi costruttori dell'antichità, per quanto si continuassero a costruire a Roma ponti in Legno (il Ponte Sublicio, 621 a.C., è considerato il più antico ponte ligneo di Roma) fino alla repubblica, quando si cominciarono a sostituire le strutture lignee con quelle di pietra (Ponte Emilio, 142 a.C., od. Ponte Rotto). Con l'espandersi dell'Impero romano, in ordine all'importanza geopolitica delle grandi strade consolari e in base alla nova perizia nelle tecniche murarie, i ponti in pietra ebbero un grandioso sviluppo sia quantitativo, generalizzandosi quale fattore unificante dell'intero territorio dello Stato, sia qualitativo, perfezionandosi tecnicamente e anche architettonicamente la loro ideazione ed esecuzione. Gli archi, sempre a tutto sesto, aumentarono la luce da 5/20 m fino a 40 m e oltre (arcata del ponte-viadotto di Narmi); le pile vennero poi protette da speroni per evitare che l'accelerazione dell'acqua in prossimità dei passaggi corrodesse l'alveo creando sprofondamenti, e talora esse furono anche alleggerite con aperture sopra il pelo dell'acqua (occhi da ponte) per aumentare la superficie di deflusso durante le piene (Ponte Milvio a Roma; Ponte di Pietra a Verona). Per realizzare le fondazioni infine, in luogo dell'antico sistema di deviare il corso del fiume si adottarono le nuove tecniche delle palificazioni, come fece Cesare nella costruzione del Ponte sul Reno, e dei cassoni realizzati in luogo, riempiti di pietre o di calcestruzzo. Anche nei ponti l'architettura romana lasciò in tutto il territorio un patrimonio grandioso, che per molti secoli, dopo la caduta dell'Impero, non fu arricchito ma anzi devastato o lasciato andare in rovina. Solo nel medioevo, a partire dal XII sec., grazie alle confraternite dei Frates Pontifices, si iniziò la restaurazione dei ponti romani, e si ricominciarono a costruire, anche se mai tralasciati, i ponti in legno.
Ecco alcuni esempi di ponti romani